Il progetto
È un problema mio
"State attente", "Scappa al primo schiaffo": quante volte le donne sentono ripetersi queste frasi, nella vita? È giusto, è sacrosanto ma il messaggio, già di per sé, comunica un senso di “ineluttabilità” (può succedere…) quando non una forma di “attribuzione di colpa” alla donna “che non è stata attenta”, che “non è fuggita al primo schiaffo” (senso di colpa e vergogna che del resto tante donne sentono in tutta la loro pienezza senza bisogno che qualcuno glielo ricordi).
E l’altra parte?
L’uomo a cui occorre stare attente, quello che ha tirato il primo schiaffo?
Gli obiettivi del progetto
Cambiare cultura significa cambiare sguardi, linguaggi, relazioni.
Il progetto È un problema mio lavora su più livelli — educativo, comunicativo, sociale — per stimolare una riflessione collettiva su cosa alimenta la violenza di genere e su come possiamo contrastarla nella vita di ogni giorno.
Questi sono gli obiettivi che guidano il nostro percorso.
Far comprendere a madri, padri e futuri genitori quanto influiscano — spesso senza accorgersene — nella costruzione degli stereotipi di genere, fin dalla più tenera età. Attraverso momenti di confronto e strumenti pratici, vogliamo offrire spunti di riflessione sui modelli comportamentali, sull’interazione familiare e sulla relazione genitoriale, affinché la parità cominci in casa.
Portare il tema della violenza sulle donne in contesti a prevalenza maschile — come i dipartimenti universitari scientifici e tecnologici, o gli istituti tecnici — non per “dissuadere il carnefice”, ma per aprire un dialogo.
L’obiettivo è mostrare in quanti modi, anche inconsapevoli, si possa essere violenti, e quanto questa responsabilità appartenga a tutti.
Aumentare la consapevolezza delle ragazze rispetto alle molte forme di violenza: non solo quella fisica, ma anche la violenza economica, psicologica e le molestie. Rafforzare la conoscenza dei servizi e degli strumenti normativi a tutela delle donne, affinché nessuna si senta sola o senza alternative.
Favorire la partecipazione attiva delle nuove generazioni nelle attività di contrasto alla violenza di genere, con iniziative diverse a seconda dell’età e del contesto.Perché il cambiamento culturale passa soprattutto da chi sta costruendo il proprio modo di stare al mondo.
Dalla contaminazione tra il lavoro delle associazioni partner e le idee emerse nei laboratori con ragazze e ragazzi, nascerà una campagna regionale di comunicazione riconoscibile nel tempo.
Una campagna che parli un linguaggio nuovo e inclusivo, capace di rappresentare la complessità dei vissuti e delle relazioni.
Combattere l’immagine riduttiva della violenza di genere come “solo fisica” o “solo contro donne giovani con lividi sul volto”.
Raccontare le molte forme, visibili e invisibili, che la violenza assume, e diffondere informazioni sugli strumenti di aiuto e sui centri antiviolenza presenti sul territorio.
Favorire la partecipazione attiva delle nuove generazioni nelle attività di contrasto alla violenza di genere, con iniziative diverse a seconda dell’età e del contesto.
Perché il cambiamento culturale passa soprattutto da chi sta costruendo il proprio modo di stare al mondo.